martedì 20 ottobre 2009

Trattativa Stato-Mafia : Giovanni Brusca

Riporto un paragrafo del libro di Ferruccio Pinotti "Colleti sporchi" .

LE RIVELAZIONI DI GIOVANNI BRUSCA

Le dichiarazioni di Giovanni Brusca, uno degli artefici della strage di Capaci, hanno un ruolo controverso nell'indagine sui mandanti occulti.
Brusca ha confermato che l'eliminazione di Falcone era stata studiata già sin dalla fine del 1990.
E ha riferito che, durante uno degli incontri preparatori, commentò con Riina che quell'attentato avrebbe impedito al senatore Andreotti di diventare Presidente della Repubblica. Brusca ha raccontato anche del progetto di Riina di eliminare una serie di referenti politici che si erano rivelati inaffidabili, tanto che dopo la strage di Capaci gli affidò il compito di eliminare l'onorevole Mannino, incarico che venne sospeso perchè si decise di concentrarsi su un obiettivo più importante: Paolo Borsellino.

In una di quelle riunioni Brusca seppe da Riina di quello che il boss chiamò il "papello", cioè un messaggio - da destinare a personalità importanti e a figure istituzionali - che conteneva le condizioni imposte da Cosa Nostra allo Stato per cessar le stragi.

Brusca ha dichiarato ai pm di essere venuto a conoscenza, nel periodo compreso tra la strage del 23 maggio e quella del 19 luglio 1992, dell'esistenza di una trattativa condotta da Riina per ottenere benefici in tema di revisione dei processi, sequestro dei beni e collaboratori di giustizia.
Dopo la strage di Via D'Amelio, per agevolare la ripresa e la definizione di una trattativa, Riina chiese che venisse portato a termine un ulteriore attentato nei confronti di un rappresentante delle istituzioni: come obiettivi possibili vennero individuati Alfonso Giordano e Pietro Grasso. Dell'esistenza della trattativa di cui parla Brusca si trae conferma dalle dichiarazioni del generale Mario Mori e del maggiore Giuseppe De Donno relativamente ai rapporti con Vito Ciancimino, che sarebbe stato utilizzato come tramite.

Brusca nelle sue deposizioni ha confermato, inoltre, le indicazioni di Cancemi su uno scambio di opere d'arte trafugate (tramite Paolo Bellini, un personaggio che tornerà spesso in questa vicenda), per ottenere vantaggi carcerari destinati a 5 persone. Tra i beneficiari Riina aveva indicato Pippo Calò, ritenuto dagli inquirenti il cassiere della mafia a Roma e in seguito imputato dell'omicidio di Roberto Calvi.

Brusca ha raccontato agli inquirenti una serie di episodi dai quali aveva ricavato la convinzione che Riina avesse come suo consigliere politico Gaetano Cinà: un'indicazione forte, in quanto Cinà frequentava Dell'Utri e aveva frequentato la villa di Arcore. Cinà, inoltre, era colui che aveva organizato l'incontro di Berluconi con Stefao Bontate e Mimmo Teresi nella sede della Edilnord già nel lontano 1974.
Brusca ha confermato, poi, di essersi rivolto a Mangano tra il 1993 e il 1994, per sapere se fossero vere le indiscrezioni circolate sul setimanale "L'Espresso" in merito a rapporti di Berlusconi e Dell'Utri con la mafia e di aver ricevuto conferma dallo stalliere:
"Gli chiedo a Vittorio Mangano se era vero o non era vero [...] e quello mi conferma tutto paro paro: - Sì, vero è-. Allora dico: - Sei in condizione di ripristinare, cioè di riprendere un'altra volta i contatti con Berlusconi?-. Dice: - Sì-, dice:-Fammi vedere-. Va a Milano, torna e mi porta la risposta che è a disposizione, cioè c'è il contatto di potere riprendere con Silvio Berlusconi, però non gli domando tramite chi."

Il 21 settembre 1999, sentito dai pm di Firenze, Brusca ha dichiarato di ricordare che nel corso degli anni 1982-83 Ignazio Pullarà, reggente della famiglia di Santa Maria del Gesù a partire dall'arresto del fratello Giovan Battista, gli diceva che a Berlusconi e a Canale 5 "gli faceva uscire i picciuli", che venivano erogati con versamento mensile. Pullarà gli disse di essere subentrato in un rapporto già instaurato da Stefano Bontate, che nel frattempo era stato ammazzato. Queste notizie sono state consegnate anche ai pm nisseni in un interrogatorio del 26 giugno 1999.

Brusca ha ammesso, inoltre, in una delle varie deposizioni, di aver inviato a Berlusconi, tramite Mangano, un messaggio: il Cavaliere avrebbe potuto sfruttare le circostanze politiche dell'epoca per - attaccare il governo precedente, che era un governo di sinistra, anche se era un governo tecnico, ma era un governo di sinistra, e che se lui non sarebbe venuto incontro a noi con certe esigenze avremmo continuato -.

Nonostante queste pesanti indicazioni, quando a Brusca è stato chiesto di riferire in merito a possibili rapporti di Cosa Nostra con Berlusconi e Dell'Utri, Brusca non si è detto in grado di fornire indicazioni specifiche di sua esperienza diretta.

Nessun commento: