mercoledì 6 febbraio 2008

ENRICO BERLINGUER

Tratto da http://www.wikipedia.it/

Riporto qui solo l'inizio, ma nel sito sopra indicato troverete tutto, se vi interessa. Io consiglio a tutti di leggere la sua vita, anche a chi è della parte opposta alla sua, troveranno alcune sorprese. E' pur sempre storia della nostra povera Italia.


ENRICO BERLINGUER


« È uno dei pochi politici che mantiene la parola. »
(Enzo Biagi)

« La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico. »
(Enrico Berlinguer)

« Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia. »
(Enrico Berlinguer)

BIOGRAFIA

Enrico Berlinguer (Sassari, 25 maggio 1922Padova, 11 giugno 1984) è stato un politico italiano. Fu segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1972 fino alla morte.

Berlinguer nacque in Sardegna da Mario Berlinguer (avvocato) e Maria Loriga. La famiglia, appartenente alla piccola sassarese, gli permise di crescere in un ambiente culturalmente assai evoluto (il nonno, suo omonimo, era il fondatore del giornale "La Nuova Sardegna", e fu amico di Garibaldi e di Mazzini) e di profittare di relazioni familiari e politiche che influenzarono notevolmente la sua ideologia e la carriera politica successiva. Era cugino di Francesco Cossiga - che fu presidente della Repubblica - ed entrambi erano parenti di Antonio Segni, anch'egli capo di stato.
Giovane anarchico, nel 1937 prese contatti con gli antifascisti sardi nella prospettiva, poi non verificatasi, di una ribellione su base regionale contro il fascismo.
Profondo ammiratore di Marx, Berlinguer abbandonò l'anarchismo e nel 1943 si iscrisse al Partito Comunista Italiano (PCI). Partecipò alla Resistenza partigiana tra le "Brigate Garibaldi" e fu fra i protagonisti di un moto libertario esploso nella sua città natale: ci furono dei disordini di piazza e fu arrestato, ma fu rilasciato dopo tre mesi di detenzione.
Subito dopo la sua scarcerazione il padre lo portò a Salerno, luogo in cui la famiglia reale e il governo di Badoglio avevano preso rifugio dopo l'armistizio di Cassibile fra l'Italia e gli alleati. Nella città campana il padre gli presentò Palmiro Togliatti, che era stato suo compagno di scuola e che era all'epoca la personalità più importante del PCI. Berlinguer fece una buona impressione a Togliatti, che lo rinviò subito in Sardegna per perfezionare la sua preparazione politica; dopo il suo trasferimento a Milano lo fece entrare, giovanissimo, nel comitato centrale del partito.
Togliatti lo volle poi con sé anche a Roma: nel 1949 fu nominato segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana, carica che avrebbe mantenuto sino al 1956 e l'anno seguente divenne segretario della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, un'associazione internazionale di giovani marxisti.
In questa veste Berlinguer visitò insieme a Nerio Nesi l'Unione Sovietica, ma nel 1957 abolì l'obbligatorietà di tale visita (comprendente anche corsi di formazione politica), sino ad allora (anche solo ufficiosamente) passaggio necessario di tutti i dirigenti che intendessero fare carriera nel partito. Il 29 settembre 1957 sposò a Roma Letizia Laurenti da cui ebbe quattro figli: Bianca Maria (Roma, 9 dicembre 1959), Maria Stella (Roma, 16 novembre 1961), Marco (Roma, 7 gennaio 1963) e Laura (Roma, 6 maggio 1970).Tra i parenti stretti, molti hanno abbracciato la carriera politica. Il fratello Giovanni è uno dei leader del movimento politico Sinistra democratica mentre il figlio Marco è membro della Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista. Il cugino di Enrico, Luigi Berlinguer, è stato ministro della Pubblica Istruzione e senatore tra le file dei Democratici di Sinistra.La figlia Bianca è giornalista e da anni conduce telegiornali e approfondimenti per il TG3 , così come Laura.


LEADER DEL PARTITO

Eletto per la prima volta deputato nel 1968, per il collegio elettorale di Roma, si fece portavoce della corrente progressista e popolare del partito. Nominato, nel corso del XII congresso, vice-segretario nazionale (durante la segreteria di Luigi Longo), guidò nel 1969 una delegazione del partito ai lavori della conferenza internazionale dei partiti comunisti che si tenne a Mosca; in tale occasione, trovandosi in disaccordo con la "linea" sovietica (fonte massima degli indirizzi dell'Internazionale comunista), a sorpresa rifiutò di sottoscrivere la relazione finale.
La presa di posizione, inattesa quanto "scandalosa", fu memorabile: tenne il discorso decisamente più critico in assoluto fra quelli che mai leader comunisti abbiano tenuto a Mosca [2], rifiutando tassativamente la "scomunica" dei comunisti cinesi e rinfacciando a Leonid Breznev che l'invasione sovietica della Cecoslovacchia (che definì espressivamente la "tragedia di Praga") aveva solo evidenziato le radicali divergenze affioranti nel movimento comunista su temi fondamentali come la democrazia socialista e la cultura.
Nel 1970 Berlinguer proclamò un altrettanto inattesa apertura verso il mondo dell'industria, rappresentativo peraltro sia di istanze politiche conservatrici che del "club dei capitalisti"[citazione necessaria]: dichiarando che il PCI guardava con favore ad un nuovo modello di sviluppo, inseriva il partito in un dibattito politico-economico fino ad allora considerato tabù per i comunisti.

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