venerdì 17 ottobre 2008

Qualcosa è cambiato

La Chiesa valdese è stata chiara: no, grazie. E dire di no è difficile, soprattutto quando si tratta di soldi, tanti soldi. Non siamo abituati a chi dice di no ai soldi regalati. Ma i valdesi sono stati fermissimi e lo restano: che siano versati solo i contributi dell'otto per mille di chi ha effettivamente espresso la propria scelta in favore della Chiesa Valdese; gli altri, quei fondi che vengono assegnati in maniera "proporzionale", secondo una delle leggi tutte "all'italiana", non li vogliono. No, decisamente a questo non siamo abituati. Così come non siamo abituati al fatto che tutti, ma proprio tutti, i soldi incassati dall'otto per mille dalla Chiesa valdese, siano destinati ad interventi caritatevoli. Non un centesimo a sostentamento del clero, non un centesimo alle esigenze di culto (sto ancora cercando di capire quali siano), non un centesimo per l'edilizia religiosa. I valdesi si pagano da soli i loro sacerdoti, le loro chiese e le candele sull'altare. I soldi delle donazioni li spendono per i bisognosi, e lo fanno davvero. Senza troppo scalpore, senza pubblicità: "non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra"(Matteo, 6, 2-4).E' inevitabile il paragone con la Chiesa cattolica. Prima di tutto per lo strombazzamento di "ciò che fa la mano destra" negli spot televisivi in cui si chiede di devolvere l'otto per mille alla Chiesa cattolica. Costo delle iniziative di pubblicità e comunicazione? Appena 5 milioni di euro. A guardare questi spot sembra che tutti i soldi incassati con l'otto per mille dalla Chiesa cattolica siano devoluti in aiuti umanitari, beneficenze, interventi nel Terzo Mondo. Io, almeno, pensavo così. E pensavo male, malissimo. Perchè andando a dare un'occhiata ai conti, mi sono accorta che non è proprio così. Anzi, non è per niente così.

Vediamo quindi di capire bene come funziona l'otto per mille, come viene assegnato e come viene speso. Non è troppo complicato, basta fare il conto della serva.Dunque, vediamo intanto chi sono i possibili beneficiari dell'otto per mille:- Stato- Chiesa cattolica- Chiesa cristiana avventista del settimo giorno- Assemblee di Dio in Italia- Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi- Chiesa Evangelica Luterana in Italia- Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Ma quanti sono i contribuenti che firmano per l'otto per mille e quanti quelli che invece non firmano affatto? Su 40 milioni di contribuenti, solo poco più di 17 milioni firmano per devolvere l'otto per mille ad una confessione religiosa o allo Stato. Di questi, 15 milioni firmano a favore della Chiesa cattolica. Ma come vengono poi ripartiti i soldi? Anche qui, lo schema è "all'italiana" (Articolo 47, comma 3, legge 222/1985): lo Stato calcola l'importo totale delle entrate dovute all'IRPEF e da questo importo totale scorpora l'otto per mille; poi calcola il numero totale di firme e le percentuali di queste firme attribuite ai vari enti; infine ripartisce l'otto per mille tra gli enti in base alle percentuali delle firme espresse. In questo modo le firme di tutti i contribuenti hanno lo stesso peso, indipendentemente dal loro reddito (Wikipedia). Facciamo un esempio semplice, tanto per capire meglio: chiedo a 10 persone di regalare quanto hanno in tasca e, se vogliono, possono decidere a chi regalarlo. Di queste dieci persone, cinque hanno in tasca 100 euro, tre hanno in tasca 50 euro, due hanno in tasca 10 euro. Una delle persone con 100 euro e due di quelle con 10 euro decidono di donarle a Tizio; una delle persone con in tasca 50 euro decide di donarle a Caio. Gli altri non esprimono alcuna decisione.Conto della serva:100+10+10= 120
A tizio vanno 120 euro
50/1=50 A Caio vanno 50 euro
Conto dello stato:100x5+50x3+10x2=670
Percentuali a favore di Tizio 30%
Percentuali a favore di Caio 10%
670x30%=201
A tizio vanno 201 euro
670x10%=67
A Caio vanno 67 euro
Una notevole e consistente differenza, a mio parere. Ma dei soldi che restano, che ne fanno? Semplice, li ripartiscono secondo la stessa percentuale. Nel nostro esempio, restano 402 euro. Che si spartiscono così:
Preferenze in favore di Tizio in percentuale 75% 402x75%=301,50 euro
Preferenze in favore di Caio in percentuale 25% 402x25%=100,50 euro
Un sistema comodissimo, che fa felici tutti. Tizio, invece dei suoi 120 euro, quelli che gli spettavano, incassa 502,50 euro; e Caio ne incassa, invece di 50 euro, 167,50. E sono tutti contenti.

Ma poi, quand'è che lo Stato versa questi soldi alle confessioni religiose? E ci sono delle limitazioni a come spenderli? Insomma, questi soldi che fine fanno? Anche qui, non mancano le disparità, i famosi "figli e figliastri". Sì, perchè lo Stato si impegna a versare i soldi incassati entro tre anni, e ovviamente aspetta sempre l'ultimo giorno. Tranne che per la Chiesa cattolica, che ogni anno riceve un anticipo pari alle firme espresse (i 201 euro dati a Tizio, nel nostro esempio). Le altre confessioni religiose aspetteranno.E riguardo a come spendere questi soldi? Anche qui, figli e figliastri: alcuni li possono spendere praticamente come vogliono, altri hanno dei limiti ristrettissimi. La somma ricevuta dalla Chiesa cattolica deve essere impiegata "per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo". La somma ricevuta dalla Chiesa valdese può essere usata esclusivamente per progetti sociali, assistenziali e culturali. La Chiesa Evangelica Luterana può spendere i fondi oltre che per il sostentamento dei ministri di culto e per specifiche esigenze di culto e di evangelizzazione, anche per gli interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all'estero, e ciò sia direttamente, sia attraverso le Comunità ad essa collegate. L'Unione delle Comunità Ebraiche può spenderli per attività legate alla cultura ebraica, alla conservazione del patrimonio artistico e ad iniziative assistenziali. La somma ricevuta dall'Unione Chiese cristiane avventiste del settimo giorno deve essere impiegata per interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all'estero, sia direttamente sia attraverso un ente all'uopo costituito. I fondi destinati alle Assemblee di Dio devono essere impiegati esclusivamente per progetti culturali e di solidarietà in Italia e all'estero. In pratica, solo la Chiesa cattolica e la Chiesa Luterana possono utilizzare i fondi dell'otto per mille per pagare lo stipendi ai propri sacerdoti, gli altri culti possono utilizzare i fondi solo per scopi caritativi o culturali.

Però, negli ultimi due anni, qualcosa è cambiato. Qualcosa che ha immediatamente messo in allarme la Chiesa cattolica. Tanto è vero che alla 58° conferenza episcopale della CEI, svoltasi alla fine di maggio scorso, si è molto parlato del problema e di come risolverlo. Ma cos'è cambiato? La percentuale di quanti non esprimevano la loro preferenza. Sì, perchè il 3% di coloro che "non firmavano" per l'otto per mille, ha cambiato idea. E a cominciato a firmare. In favore dello Stato. Tutto questo allarme per il solo 3%?
E sì, perchè quel piccolo 3% equivale a 35 milioni di euro, più o meno quello che la CEI spende per il "Fondo per la catechesi e l'educazione cristiana" o per le "esigenze caritative di rilievo nazionale". Non sono pochi. E i vescovi si sono preparati a partire al contrattacco, con una letterina a tutti i fedeli, con la quali, tra paroloni e frasi ad effetto incomprensibili alla media, fanno quello che gli riesce meglio: chiedono soldi. "A uno sguardo attento, emergono però nuovi timori, figli in gran parte della tentazione dell¹assuefazione. Nulla, in realtà, è definitivamente acquisito e sarebbe un grave errore affievolire la tensione propositiva, rinunciando a educare al dovere del sovvenire e alla promozione di una mentalità ecclesiale di partecipazione e corresponsabilità" che "investe ogni dimensione della vita cristiana, compreso il reperimento dei beni materiali necessari per vivere". "Partecipare alla vita della Chiesa vuol dire perciò condividere anche i beni materiali e il denaro". Sono queste alcune delle frasi contenute nella lettera, anticipata da Adista. E come non menzionare le tre raccomandazioni finali dell'epistola? La prima, ai laici, di continuare a finanziare la Chiesa cattolica, sia con la devoluzione dell'otto per mille, sia con donazioni e offerte; la seconda, ai seminaristi, di studiare un po' di più e un po' meglio i meccanismi del sostegno economico della Chiesa e del clero (che sappiano bene da dove vengono i soldi e come fare per non far seccare il rubinetto!); la terza, ai sacerdoti, perchè non abbiano pudore nel continuare a chiedere, chiedere, chiedere.Nel frattempo è al vaglio anche un incremento della campagna di informazione e pubblicità a sostegno della destinazione dell'otto per mille alla Chiesa cattolica.Certo, gli spot sono belli. Ma sono sinceri? Perchè, a guardarli, viene davvero la tentazione di credere che questi fondi siano tutti impiegati per la beneficenza e per gli aiuti ai bisognosi.
E invece, ecco come vengono spesi i fondi dell'otto per mille destinati alla Chiesa cattolica:
424 milioni di euro per "esigenze di culto"
- 160 milioni alle diocesi "per culto e pastorale"
- 185 per l'edilizia
- 32 al Fondo per la catechesi e l'educazione cristiana
- 38 per iniziative religiose di rilievo nazionale
- 9 ai Tribunali ecclesiastici regionali
373 milioni di euro destinati all'Istituto centrale per il sostentamento del clero
205 milioni di euro per "interventi caritativi"
90 milioni alle parrocchie per iniziative di carità
85 milioni destinati ad interventi nei Paesi del Terzo mondo
30 milioni per esigenze caritative di rilievo nazionale.

Totale? 1002 milioni di euro, poco più di un miliardo, di cui circa il 20% destinato agli interventi caritativi. Rendiconti? Generici, quanto meno, senza specifiche. Non si sa quali siano effettivamente gli interventi caritativi, e a favore di chi, per esempio. E intanto lo spot continua a martellare, da Pasqua a fine maggio. Uno spot in cui i bambini denutriti, le popolazioni affamate, i bisognosi, gli ammalati, gli anziani, i poveri, vengono mercificati esattamente come un detersivo, una marca di bibite o un paio di scarpe. Io ne sono rimasta ingannata. E come me, temo, molti altri. Molti altri che, come me, non sapevano. O che ancora non sanno, nè sapranno. Ma se il Garante multa la San Carlo (sì, quella delle patatine) per pubblicità ingannevole, considerando i numerosi esposti arrivati all'Authority nei confronti degli spot della Chiesa cattolica, perchè non si prendono provvedimenti? Questi spot sono al limite della legalità o vanno oltre? Fa così tanta paura anche solo l'idea di aprire un'indagine sulla pubblicità della Chiesa cattolica?E, tanto per sapere, alla CEI non se lo ricorda proprio nessuno che, tra i comandamenti, c'è anche quello di non dire falsa testimonianza?

(Da http://viaggionelsilenzio.ilcannocchiale.it/).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quello diceva che la civiltà non raggiungerà la perfezione finché l'ultima pietra dell'ultima chiesa non sarà caduta sull'ultimo prete. E aveva ragione parlano tanto di morale e poi l'unica cosa che gli preme davvero è il quattrino