martedì 17 novembre 2009

Cosentino: uomo di Berlusconi

"Se Berlusconi mi chiedesse di fare un passo indietro, lo farò, perchè sono un uomo di Berlusconi". Così parlò Cosentino, ieri a Porta a Porta.


Cosa dire? in una frase c'è tutto: l'arroganza del politico che si sente superiore alla giustizia, e il servilismo estremo nei confronti del capo. Di questo secondo aspetto vorrei parlare.

Si sa che ci sono servi dappertutto, ma quelli che lo dichiarano in pubblico sono pochi, tendono tutti a mantenere un certa indipendenza, tranne Fede, che è arrivato a crearsi il personaggio. Ma Fede non è un politico.

Tornando a Cosentino, se i giudici di Napoli confermassero le dihiarazioni dei pentiti di camorra, avremmo di fronte un uomo camorrista e servo.


Quindi da ieri sappiamo che Cosentino risponde delle sue azioni solo a Berlusconi, oddio, magari già si poteva immaginare, ma ora è lui stesso che lo conferma. Dichiararsi uomo di Berlusconi è per me una umiliazione della persona. Si è arrivati al punto che pur di non dar fastidio al padrone si è pronti a sacrificarsi, una sorta di politico - kamikaze.


Ad oggi non sappiamo se è camorrista, nonostante le pesanti accuse lanciate, ma sappiamo che è servo di Berlusconi, ritenuto da Cosentino più autorevole del partito in cui milita, dei magistrati, della legge, del buon senso, della logica, della coscienza, e della sua stessa volontà.


Per me basterebbe questo suo status per non fidarmi di lui e chiedergli di dimettersi, in quanto io non voglio un sottosegretario all'Economia, un parlamentare che sia "Uomo di Berlusconi", cosi come non deve essere uomo di nessuno, solo di se stessi.

E' tipico della mentalità criminale definirsi uomo di qualcuno: uomo di Riina, di Provenzano, gli uomini di Bin Laden, ecc.
Quando parla con "Lui" lo chiama "Capo"? Mi vengono in mente film western e parodie di Bud Spencer e Terence Hill...

Ma a parte le battute, rimane la gravità dell'affermazione e la gravità del fatto che quella frase è considerata normale dalla collettività, politica e non.
Non so se sono il solo a rimanere triste di fronte a tale zerbinismo, o se si è accettato che "ormai è così".
Si sono dette molte parole riguardo l'assuefazione del popolo, il suo appiattimento culturale, ecc., spero che la fase dell'analisi finisca presto e cominci presto quella dell'azione, delle idee, dei fatti.

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